Disabili pass nazionale ma nel Codice è già così. La legge è quella sulle semplificazioni, ma la procedura ha un che di solenne: secondo l’emendamento passato in commissione Lavoro alla Camera e ieri consacrato dalla fiducia, ci vuole un decreto del ministero delle Infrastrutture, «previo parere della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1987, n. 281». Il tutto per introdurre una semplificazione che in realtà c’è sempre stata e nessuno ha mai abolito: la validità del contrassegno invalidi su tutto il territorio nazionale.
Proprio così. Il pass che dà diritto a sostare nei posti riservati ai disabili vale già ovunque in Italia. Lo stabilisce esplicitamente già dal 1996 l’articolo 381 del Regolamento di esecuzione del Codice della strada. Che i deputati ne ignorassero l’esistenza? Non si direbbe: lo hanno citato nel testo dello stesso emendamento che hanno approvato, facendolo diventare comma 2-bis dell’articolo 4 della norma. Forse non se lo sono letto.
Probabilmente alla base di tutto c’è stato un equivoco. In effetti, per il contrassegno invalidi un problema di validità territoriale esiste, tanto da essere oggetto di varie interrogazioni parlamentari negli anni. Ma riguarda chi si reca all’estero: l’Italia non ha ancora recepito la normativa comunitaria sul formato del pass, per cui quelli nazionali non sono riconosciuti all’estero. Così ogni tanto nelle cronache finiscono i casi di disabili che vengono multati da poliziotti stranieri.
Colpa dell’eccesso di privacy, che per anni ha impedito – tra l’altro – di riportare sul contrassegno italiano le generalità del disabile, inserendo la sua foto. Il problema, comunque, sta per risolversi già da sé: la riforma del Codice della strada (legge 120/10) ha modificato la legge sulla privacy (Dlgs 196/03) e il ministero delle Infrastrutture ha ormai scritto il relativo regolamento attuativo, che consentirà di stampare contrassegni conformi al modello europeo.
Dunque, può essere stato un eccesso di zelo da parte dei deputati. Peccato che non sia stata presa altrettanto a cuore un’altra parte ancora inattuata della riforma del Codice: l’emendamento che avrebbe reso possibile una nuova disciplina dei controlli di velocità è stato bocciato perché non attinente alle semplificazioni.

L’articolo preso da http://www.motori24.ilsole24ore.com