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Intouchables Quasi amici

Il film ha rappresentato il caso cinematografico francese dello scorso anno. Uscito in patria il 2 novembre 2011 – il titolo originale è “Intouchables” (“Intoccabili”) in italiano: Intouchables Quasi amici  – è diventato il terzo film di maggior successo di tutti i tempi al botteghino, superato solo dalla commedia “Giù al Nord” del 2008 e “Titanic” di James Cameron, del 1997.

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Intouchables Quasi amici” racconta lo sviluppo dell’improbabile amicizia tra Philippe (Francois Cluzet), un tetraplegico ricco, e Driss (Omar Sy), un giovane delinquente di origine senegalese, che viene assunto come suo badante personale. Tutto comincia una notte a Parigi. Driss è alla guida della Maserati di Philippe a tutta velocità, con a fianco seduto proprio il milionario. Durante la guida spericolata i due vengono inseguiti dalla polizia. La storia dei due uomini viene poi raccontata come un flashback, che occupa la maggior parte del film. La pellicola mescola sapientemente il comico e il pianto, facendoci trascorrere quasi due ore in totale silenzio, assorti e coinvolti nella storia di Philippe e Driss dall’inizio alla fine. Il loro legame ci sembra talmente reale, autentico e commovente che la telecamera sembra sparire e noi spettatori diventiamo quasi persone sedute sulla panchina di un parco intenti ad osservarli. La maggior parte dei giornali francesi ha osannato il film, anche se alcuni non si sono risparmiati in quanto a critiche negative, definendolo banale, scontato, già visto e letargico. Noi non siamo assolutamente d’accordo, e speriamo che il pubblico italiano riesca ad apprezzare questa delicata ed intensa storia che fa bene al cuore e all’anima

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Il film è ispirato ad una storia vera, quella di Philippe Pozzo di Borgo (autore del libro “Le Second Souffle”), tetraplegico dal 1993, ed il suo rapporto con Yasmin Abdel Sellou, il suo aiuto domestico. In Francia la pellicola ha ricevuto nove candidature ai Premi César, gli Oscar del cinema francese, portando a casa quello per il miglior attore, andato ad Omar Sy. I registi Eric Toledano e Olivier Nakache, autori anche della sceneggiatura, hanno messo a segno un colpo ottimo, se pensiamo che i due hanno tratto l’idea ad un documentario televisivo visto nel 2003.